
Anche la Chi.Ma alla manifestazione di protesta anti DPCM
Da Ilenia della famiglia Chiari che da anni gestisce la lavanderia industriale alla Torre che dà lavoro a decine di mugellani riceviamo e pubblichiamo. “Il 4 novembre la direzione Chi.Ma Florence era presente con una delegazione dei dipendenti insieme agli altri rappresentanti del Consorzio Toscano delle Lavanderie Industriali Turismo alla manifestazione “Ponti per il Futuro” che ha visto partecipi tutti gli attori del turismo (lavanderie industriali, ristoranti, alberghi, guide turistiche, ncc, taxi, fornitori etc).
Mercoledì 4 novembre alle ore 10:00 ci siamo trovati TUTTI su PONTE VECCHIO; questo giorno, anniversario dell’alluvione del ’66, vuole essere simbolo della rinascita di una città unita dopo una grande disgrazia.
Dopo il sit in una parte dei partecipanti ha iniziato il “Cammino degli inessenziali” che arriverà a Roma venerdì 13 novembre p.v.
Ieri è stato significativo far vedere che le LAVANDERIE INDUSTRIALI sono un grande comparto regionale, fatto di imprenditori, professionisti e dipendenti, ma prima di tutto uomini e donne che vogliono far sentire la propria voce, per esercitare il loro diritto al lavoro e chiedere aiuti per le loro aziende che ancora una volta sono state tagliate fuori dagli aiuti e dal decreto ristori. Tra i beneficiari del decreto figurano le attività di ristorazione, catering, bar, alberghi e villaggi turistici e affini, ma sono state escluse le imprese di distribuzione, fornitori e le lavanderie industriali della filiera del turismo.
Noi lavanderie stiamo vivendo un anno estremamente difficile perché, oltre al calo di fatturato (-60%) e alle ore produttive perse (-52%) a causa alle restrizioni anti-Covid, stiamo riscontrano notevoli difficoltà nella riscossione dei crediti insoluti da parte dei clienti (rist, bar, hotel etc..), questo per evidenziare la grande filiera che vede come attori tanti comparti dell’economia del mondo Turismo.
È inaccettabile e incomprensibile che le lavanderie industriali del settore turistico, danneggiate dalle misure restrittive al pari di quelle direttamente colpite dalle restrizioni come i ristoranti, non siano state ritenute collegate a quelle attività che sono il loro principale target.