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Elezioni e pubblicità ingannevole

Un episodio di cui si è molto discusso in Mugello durante la propaganda elettorale

 

di Pietro Mercatali

 

L’elezioni del 25 settembre sono ormai alle spalle. Credo di poter scrivere, senza timori per la par condicio e senza urtare la sensibilità di alcuno, di un candidato e di un episodio di cui si è molto discusso in Mugello durante la propaganda elettorale. Il candidato è Federico Ignesti, Sindaco di Scarperia e San Piero presentatosi per la Camera, mo non nel collegio comprendente il Mugello, ma  in un altro, quello Firenze Pisa. L’episodio è la segnalazione di un cittadino che ha visto affisso sui tabelloni elettorali un manifesto di propaganda per il candidato alla Camera Ignesti. Il cittadino ha fatto presente alla Prefettura che la legge elettorale vieta di affiggere negli appositi spazi manifesti di candidati diversi da quelli cui lo spazio è assegnato che siano dello stesso collegio o di altri collegi. La segnalazione è stata ripresa dai media locali e Ignesti, dopo aver sentito la commissione elettorale centrale, ha risposto che era tutto regolare e che non aveva infranto la legge elettorale.

E così è; Ignesti è un amministratore troppo esperto e il PD un partito troppo navigato per non conoscere la legge elettorale. Forse la conoscono anche troppo bene. La legge che risale al 1957 e che tante volte è stata modificata, prevede l’assegnazione di spazi delimitati alle varie liste e candidati sui tabelloni appositamente predisposti per la propaganda elettorale. Su tali spazi le liste o i partiti possono affiggere i manifesti che vogliono. Quindi possono metterci anche la foto d’Ignesti o quella di altri autorevoli esponenti del partito come il segretario PD Enrico Letta o dell’ex Presidente della Regione Enrico Rossi che, se pur candidati in altri collegi, possono essere in grado di richiamare voti e consensi. Ma la legge prevede anche che: “Sono vietati gli scambi e le cessioni delle superfici assegnate tra le varie liste o i vari candidati”. La motivazione di tale disposizione è evidentemente quella di evitare di confondere gli elettori, facendo credere di dare il voto a un candidato anziché a un altro, a un partito anziché a un altro.

E allora la foto d’Ignesti sui manifesti affissi in Mugello non infrange la legge, ma mina la buona fede degli elettori mugellani, inducendogli a pensare che votando per il PD votano per mandare in Parlamento il Sindaco di Scarperia e San Piero. Ignesti invece è candidato da un’altra parte e non può essere eletto grazie ai loro voti. In politica, specie sotto elezioni, è ammesso tutto, al di là delle considerazioni etiche o di correttezza e, se si rispetta la legge, è lecito fare di tutto per aumentare i voti del proprio partito. Dispiace però che a questi “trucchi” elettorali si sia prestato un amministratore  capace e benvoluto, molto apprezzato per le sue doti umane e politiche al di là dell’appartenenza a questo o a quel partito. Meglio se a raschiare il fondo del barile c’avessero messo qualcun altro.

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