
La Villa Medicea Il Trebbio
Da castello medievale a oasi di pace e cultura
La Villa Medicea Il Trebbio che si staglia sulle colline rappresenta forse, insieme a Cafaggiolo, una delle immagini più caratteristiche del Mugello. E non a caso, perché Il Trebbio ci racconta frammenti importanti della nostra storia e della nostra identità territoriale: le vicende dei Medici, per esempio, che in Mugello ebbero le loro origini e che con esso mantennero sempre un legame privilegiato.
Difficile ricostruire con certezza le prime fasi della costruzione del Trebbio. Sappiamo che dagli inizi del Trecento la famiglia avviò in quest’area una sistematica campagna di acquisti di beni e terreni. Nel punto in cui l’antichissimo percorso etrusco-romano forma un incrocio di tre strade – un trivium, da cui appunto il toponimo “Trebbio” – i Medici trasformarono a metà secolo il nucleo di un baluardo preesistente in un palagio fortificato.
A realizzare l’amena villa che conosciamo oggi fu l’architetto Michelozzo, per volere di Cosimo il Vecchio. Michelozzo intervenne sulle architetture probabilmente a partire dalla metà degli anni Venti del Quattrocento: prima lavorando alla piccola cappella sottostante la villa, per poi passare a ristrutturare l’edificio principale.
Michelozzo seppe ben interpretare la volontà di Cosimo, che desiderava fare del Trebbio una dimora di pace, gioia e bellezza immersa tra le colline. Non a caso, Il Trebbio è considerato oggi la prima “villa” del Rinascimento fiorentino: un luogo destinato al riposo e a un otium colto e raffinato, sulla scorta dell’antica tradizione romana.
Ben lungi dall’originaria funzione di fortificazione difensiva, la residenza ammodernata da Michelozzo era dunque ora abbellita da giardini e pergolati. Nel corso della sua storia, la villa ospitò alcuni tra i principali intellettuali della Firenze dell’epoca, da Agnolo Poliziano a Marsilio Ficino. Nel 1476 vi trovò rifugio anche Amerigo Vespucci, allontanatosi dalla città per sfuggire alla pestilenza.
La villa Il Trebbio rimase di proprietà dei Medici fino al 1644, anno in cui il Granduca Ferdinando II la vendette a Giuliano Serragli, ultimo discendente di un’importante famiglia fiorentina. Alla sua morte, nel 1648, Giuliano lasciò tutti i propri beni, compresa la villa, alla Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, che ne mantenne il possesso per oltre due secoli.
Dato il rischio di vedere la Tenuta confiscata dal neonato Regno d’Italia nel 1865, i padri filippini ne intestarono la proprietà al fattore Oreste Codibò. Il nipote ne dissipò la proprietà e i suoi eredi dovettero venderla, circa vent’anni dopo, ai principi Borghese, già proprietari della vicina Cafaggiolo. La Villa Il Trebbio fu poi comprata all’asta nel 1936 dal banchiere romano Enrico Scaretti, che l’acquistò facendo una bella sorpresa alla moglie inglese Marjorie.
Proprietari del Trebbio sono oggi i marchesi Corsini. Clemente, la moglie Gabriella e i figli Lodovico, Niccolò e Dianora intendono dare nuova vita alla Villa e al borgo circostante. Il loro progetto, di cui vi parliamo più diffusamente qui, s’incentra su un restauro conservativo, attento e rispettoso della Villa e del suo territorio, nonché sulla produzione di un olio d’oliva biologico e biodinamico e sullo sviluppo di un’ospitalità consapevole e sostenibile, aperta ai cultori delle arti e delle scienze.
Margherita Di Pisa
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