Mugello-Palestre KO da Covid. Difficile rialzarsi
Anche palestre e piscine sono state colpite dalle chiusure previste dal DPCM del 24 ottobre,
vanificando tutti gli sforzi e le spese sostenute per permettere agli utenti di riprendere ad allenarsi in
sicurezza: in questo senso si esprime Francesco di Gymnasium, palestra di Borgo San Lorenzo:
«Hanno fatto di tutta l’erba un fascio. C’eravamo adeguati con investimenti importanti:
mantenevamo la distanza di sicurezza, evitando assembramenti e facendo allenamenti su
appuntamento, con misurazione della febbre all’ingresso e numeri ridotti. Siamo in completo
disaccordo col DPCM: Spadafora (ministro dello sport) aveva fatto fare controlli durante la
settimana, ma nessuno è venuto da noi a vedere se Gymnasium si fosse o meno adeguato alle norme
di sicurezza. Ci abbiamo rimesso per colpa di piccole realtà che vengono considerate palestre, ma
che non lo sono: piccoli centri che non rispettavano assolutamente le distanze minime, eccetera.
Siamo piuttosto delusi. Per il futuro aspettiamo gli aiuti che ci vengono promessi, sperando però che
non si tratti di “contentini” per i collaboratori dello sport come è avvenuto col primo lockdown, ma
di aiuti a fondo perduto più importanti. Se la situazione dovesse protrarsi nel tempo le difficoltà
saranno molto di più: affitti, mutui e tasse non vengono annullati, ma solo bloccati per un breve
periodo e vanno comunque pagati. Dalla riapertura di maggio abbiamo avuto una perdita di
fatturato di oltre l’80% : le persone non venivano in palestra per paura. A settembre avevamo
cominciato a riprendere, c’era più sicurezza, che però è stata smontata improvvisamente da Conte
quando ha dato alle attività sportive una settimana per adeguarsi, come se fossimo untori.»
Di parere simile è anche Alessandro, che si esprime per lo Sporting Club di San Piero a Sieve:
«Noi avevamo fatto tutto quello che potevamo per adeguarci, perciò è ovvio che ci siamo rimasti
male. In coscienza però ci rendiamo conto che, data l’attuale situazione sanitaria, si tratta del male
minore; confidiamo negli aiuti che ci vengono promessi, soprattutto per chi in queste realtà ci lavora
e ha fatto dello sport il proprio mestiere, dato che le società sportive, non guadagnando, in questo
momento non possono farcela da sole. Ci eravamo messi in condizione di lavorare in piena
sicurezza, ma col senno di poi, è chiaro che sarebbe stato difficile gestire questa nuova ondata e tutti
questi contagi restando aperti; in parte anche a causa del terrorismo mediatico che tende ad
allontanare le persone. La situazione è la stessa per tutti, ma particolarmente difficile per le attività
come questa, basate sulla socializzazione.»
La socializzazione è uno dei punti chiave anche nella riflessione di Mauro Ferrini, responsabile
della Palestra Funakoshi di Scarperia: la sua previsione per il futuro delle palestre però è molto
pessimistica. «Ci eravamo organizzati in modo tale da mantenere un livello di sicurezza adeguato
dal punto di vista tecnico, anche in modo estensivo rispetto alle norme vigenti. È scontato però che,
per venire in palestra, gli utenti si spostano ed escono di casa, creando così occasioni di rischio. La
scelta di fermare le nostre attività è comprensibile alla luce della necessità di ridurre il più possibile
gli spostamenti, ed è un principio che si può applicare a tutto; si è cominciato dal chiudere le attività
considerate non indispensabili. Il fatto che non siano indispensabili è poi discutibile di per sé: la
socializzazione in sicurezza, l’occuparsi del proprio stile di vita, secondo noi, fa parte delle esigenze
primarie della vita. Comprendiamo comunque il motivo della stretta, che si inserisce nella direzione
di una chiusura maggiore. È una situazione estremamente delicata: anche chi ha fatto il
provvedimento, probabilmente, non dubitava della sicurezza delle palestre in sé, ma voleva ridurre
la circolazione delle persone in quanto tale chiudendo alcune attività. È difficile avere un giudizio
specifico su un provvedimento legato alle palestre, dovremmo avere tutte le informazioni di cui
dispone il comitato tecnico-scientifico. Forse hanno fatto la scelta più facile: la palestra è un “lusso”
che non ci possiamo permettere in questo periodo. Le ripercussioni però saranno a lungo periodo:
una percentuale di palestre chiuderanno, le altre riprenderanno, speriamo, nel 2021, ma con un calo
consistente, secondo me almeno del 40%. Molti sono spinti a ridurre le occasioni di socializzazione
e di rischio superflue, preferendo allenarsi in solitaria, spesso organizzandosi in casa con piccoli
angoli adibiti a palestra. Non si tratta di una situazione temporanea, anche se mi auguro di poter
tornare a una situazione di relativa normalità. Noi per esempio abbiamo varie attività per anziani e
alla riapertura molti di loro sono tornati ad allenarsi: questo vuol dire che la palestra risponde a un
bisogno di socializzazione e cura di sé che è presente nella popolazione».
MDP